In questo torrido luglio, funestato dalla tragica scomparsa di grandi italiani ( Andrea Camilleri, Luciano De Crescenzo e per ultimo, ma solamente in ordine temporale, Francesco Saverio Borrelli) mi è capitato fra le mani da leggere un piccolo libro dal titolo “Giudici” scritto a tre mani da Andrea Camilleri, Carlo Lucarelli e Giancarlo De Cataldo. Si tratta di storie di magistrati italiani ordinari, collocate in tempi e luoghi diversi, cariche di conflitti e di tensioni ma tutte caratterizzate da profondo senso del dovere e di giustizia. Tutti i tre i protagonisti del libro dedicano la loro intelligenza e il loro sapere a questo, con passione e dedizione, in maniera totalizzante, senza secondi fini o riserve mentali di sorta. Essere e fare il giudice significa questo….Auguro a chiunque si accinga a fare questo mestiere lo stesso anelito e senso del diritto. Non avranno di che pentirsene. Mai, davvero.
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