La celebrazione della “Giornata della Memoria” di appena qualche giorno fa è certamente utile per riflettere sulla nostra recente storia giudiziaria e quindi per interrogarsi su come il mondo giudiziario italiano ha valutato, applicato e interpretato le leggi antiebraiche approvate nel 1938 ed in vigore fino alla Repubblica sociale di Salò. E’ quanto hanno cercato di fare, con una coraggiosa ed esaustiva esemplificazione, Antonella Meniconi e Marcello Pezzetti nella cura del volume Razza e inGiustizia, pubblicato dall’Ufficio Studi del CSM in collaborazione con il Senato della Repubblica, Il Consiglio Nazionale Forense e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, consultabile sul sito del Consiglio Superiore della magistratura nella Sezione “Pubblicazioni”.
Il libro, corredato da approfonditi e documentati interventi, tra i quali particolarmente significativo, ci sembra, quello della Senatrice Liliana Segre, oltre che da belle e preziose fotografie dell’epoca, fa il punto della giurisprudenza affermatasi in quei pochissimi anni sul “diritto di razza” non mancando di evidenziare le figure di quei Magistrati e Avvocati che ne avevano assecondato la diffusione partecipando alle Commissioni di elaborazione del diritto razziale e di quelli che, invece, talora a caro prezzo, ne avevano osteggiato l’applicazione ponendo in essere un’attività di contrasto quanto mai significativa ed importante. Il volume non manca, poi, di fare il punto della successiva (e preziosa) attività giurisprudenziale finalizzata alla totale e definitiva abiura del diritto razziale nell’immediato dopoguerra quando è stato necessario ricostruire e riparare alla grande Ingiustizia resa. Sono testimonianze importanti che aiutano a non dimenticare e a fare da severo monito per le generazioni future che verranno a comporre il nuovo mondo giudiziario.
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